Ed ora, parliamo un po’ di vendemmia.
Per avere un quadro abbastanza completo della situazione a vendemmia avanzata ogni anno ci rifacciamo al report di Assoenologi – ISMEA – U.I.V. che con sforzo congiunto ed incrociando una gran quantità di dati riescono a stilare un rapporto numericamente e analiticamente interessante e preciso.
A metà settembre esce la stima previsionale già ben affidabile ed a fine ottobre, a vendemmia conclusa, escono i dati definitivi.
A noi piace sempre fare un resoconto sintetico ad uso dei nostri clienti, chi volesse consultare i dati in maniera completa può andare su Assoenologi.it e troverà tutti i rapporti consultabili.
Qualcuno dirà: ma se lavori con chi fa il vino, perchè cerchi dati online?
Ovviamente abbiamo raccolto anche le impressioni dei nostri fornitori, che infatti inseriremo poi, ma non bisogna intendere “La Vendemmia” come un atto a sé stante, condotto in blocco a livello nazionale, ma la parte culminante di un lavoro che vede il suo corso svolgersi nell’arco di un anno e soggetto a molteplici varianti anche nella stessa regione, denominazione, comune, vigna e varietà di uva.
Quindi anche se vogliamo parlare di aree più dettagliate abbiamo bisogno di farci un’impressione generale e ben corroborata da dati, più ampia prima, e zoomare poi dove ci interessa per poter confrontare e valutare le informazioni.
In sostanza, non è detto che se ad un nostro fornitore sia andato bene l’anno di lavoro, lo stesso valga per il suo vicino o per la cantina che sta a venti chilometri, e viceversa!
Quindi facendo un quadro generale prima e limitandoci poi alle zone di provenienza dei nostri vini sfusi ed inserendo le informazioni specifiche dei nostri fornitori, vediamo un po’ qual è lo stato delle cose ad oggi che scriviamo, 24 settembre.
Abbiamo vissuto tutti sulla nostra pelle un anno tremendamente siccitoso ed estremamente caldo, che ormai non si può più ascrivere come eccezionalità ma purtroppo è parte di una tendenza con precise cause, annunciata da anni, di cui solo ora stiamo vivendo i primi effetti importanti. Parafrasando una scienziata, dal web: “il cambiamento climatico non è Babbo Natale, in cui puoi credere o meno, sono dati scientifici”!
Estrapolando alcuni numeri dal rapporto abbiamo “un -46% di precipitazione cumulata da inizio anno a fine luglio per l’Italia rispetto agli accumuli medi sugli ultimi 30 anni. Per il momento il 2022 resta l’anno più siccitoso dal 1800 ad oggi”.
Anche le elevate temperature sono state fonte di molte preoccupazioni, tanto che “i primi sette mesi dell’anno proiettavano il 2022 come l’anno più caldo di sempre nel nostro Paese, solo le piogge di agosto hanno fatto rientrare le temperature nella norma e hanno riportato i livelli idrici ad una soglia meno critica.”
Si può dire che se fino a maggio la carenza idrica e le temperature talvolta sopra la media si sono rivelate anche benefiche per l’aspetto sanitario, lo sviluppo e la fioritura delle viti giocoforza senza danni da maltempo, l’improvviso e perdurante innalzarsi delle temperature da maggio in poi senza precipitazioni ha provocato stress idrico nelle piante obbligando dove possibile (e concesso) ad interventi di irrigazione di soccorso e creando danni agli impianti più giovani, fino a procurarne l’essiccamento.
Situazioni così eccezionali è ovvio, anche senza scendere in dettagli tecnici, provocano mutamenti e problematiche nel ciclo fisiologico della vite, di cui altri dati trovate nel report.
Provvidenziali sono state le pioggie arrivate ad Agosto, senza le quali saremmo qui a parlare di un’annata disperata, invece è riuscita ad evolvere in una situazione con livelli qualitativi generalmente buoni ed ottimi che raggiungeranno anche punte di eccellenza, ovviamente con le varie diversificazioni.
Purtroppo però ormai abbiamo preso atto che anche gli eventi atmosferici hanno caratteri estremi, ed in alcune zone viticole d’Italia si è pagato il prezzo di grandinate e dissesti geologici, tra i quali in primis l’Oltrepò Pavese.
I numeri che riguardano i volumi di produzione variano da zona a zona e sono ancora in definizione, in attesa che il grosso del lavoro sopratutto al nord sia portato a termine.
In via generale, si può affermare che una nota positiva di questa annata caratterizzata da clima estremo è senz’altro il buono stato sanitario delle uve, che si traduce, in teoria, in meno interventi sia in vigna che in cantina.
Veniamo ora alle zone che ci riguardano:
Piemonte: regione che ha sofferto come altre la prolungata siccità, in recupero da agosto con prospettive di ottima qualità dato anche il fatto che le uve a bacca rossa principali (Barbera e Nebbiolo) sono in raccolta tardiva, dalla metà\fine di settembre ai primi di Ottobre in poi. Uva generalmente molto sana e bella, ma con un calo quantitativo del 10% circa come ci confermano anche i nostri fornitori.
Lombardia: è una regione molto difforme dal punto di vista viticolo: basti pensare alle differenze climatiche e geologiche tra Valtellina, Garda, Bergamasca e Oltrepò, oltre alla gran varietà di uve coltivate.
Anche qui enorme carenza idrica e temperature mai viste (personalmente ho visto impianti giovani completamenti essicati in Franciacorta) ma in Oltrepò Pavese e nello specifico che a noi riguarda la zona di Santa Maria della Versa, un’ondata anomala e violenta di maltempo si è abbattuta gli ultimi giorni di luglio con inondazioni, tempestate e grandinate, che hanno rovinato irrimediabilmente le coltivazioni e provocato danni a strutture e attività. Il nostro fornitore ha avuto, oltre alle uve danneggiate da tempesta e grandine, anche danni da fango in campagna ed cantina, nonostante la manutenzione di campi e canali condotta a regola d’arte, raccontandoci come in 60 anni non abbia mai visto così tanta acqua in una notte. In Oltrepò la produzione persa è circa del 20% in meno. Le uve non compromesse hanno seguito poi il trend favorevole da Agosto, con prospettive di qualità buona.
In Bergamasca il nostro fornitore ci confermava invece ottime aspettative, avendo recuperato bene dopo la fase di sofferenza iniziale grazie anche al fatto di produrre da varietà più tardive come Cabernet e Merlot ed impianti con una buona età media, ben acclimatati, che hanno retto le difficoltà e dato uva sana e bella.
Veneto: i problemi di siccità hanno avuto più impatto, anche in termini di quantità, sicuramente nelle aree più elevate e di alta collina e laddove non è concessa irrigazione, invece nelle zone di media collina e nelle pianure produttive gli interventi di irrigazione concessi hanno dato modo di ottenere uve ricche e nella norma, limitando al minimo i danni. Le uve bianche perdono un po’ in acidità, guadagnando in tenore zuccherino.
Personalmente, in Valdobbiadene a fine agosto, parlando con i produttori si dichiaravano soddisfatti ed alleviati dalle piogge imminenti. I nostri fornitori della provincia di Treviso non lamentano cali di produzione e sostengono di avere ottime prospettive di qualità dei vini.
Toscana: regione non esente dalle problematiche climatiche ma abituata a climi più asciutti, vede nonostante tutto un incremento di produzione generalizzato intorno al 10% con una qualità e concentrazione delle uve che promettono risultati di eccellenza, specialmente per il Sangiovese che è poi alla base dei grandi rossi di Toscana, e la cui vendemmia medio tardiva ha dato modo di uscire dal quadro generale con grandi aspettative. Anche il nostro fornitore nella provincia di Arezzo era sollevato dalle preoccupazioni iniziali ed entusiasta per l’uva che fin’ora aveva portato in cantina, bianchi e varietà minori precoci. Ad oggi non abbiamo notizie di problemi sopravvenuti, quindi ci riteniamo soddisfatti.
Una buona nota aggiuntiva viene dal Trentino e Alto Adige, di cui anche se non abbiamo vini sfusi in vendita siamo affezionati estimatori, la cui produzione ha ben recuperato in quantità rispetto alla scorsa annata e sopratutto la qualità si prospetta eccellente!
Anche per quest’anno si può dire di avere portato a casa il lavoro, ma è innegabile che la buona vecchia routine della stagionalità sia da rivedere e gestire in maniera urgente e differente, cosa che per fortuna chi lavora con la terra sta già affrontando da un po’ con serietà, supporto tecnico e scientifico variando ed adeguando i propri approcci e metodi, e di cui noi consumatori, mi ci metto anche io, dobbiamo assolutamente prendere atto quando facciamo le nostre scelte e richieste ad un mercato in palese cambiamento.
Altra grande problematica di questo anno sono i costi di produzione, imballaggio e trasporto che per via di motivi a tutti noti, se da una parte penalizzeranno chi lavora con grossi volumi, bassa qualità e pochi margini, dall’altra inevitabilmente motiveranno ad un lavoro più attento chi fa scelte improntate alla qualità, che vengono apprezzate sia dai mercati esteri che dal mercato interno dove i consumi pro capite sono sì in calo, ma la disponibilità a spendere qualcosa di più per un prodotto di valore, anche se consumato in meno occasioni, è sempre maggiore.
Al proposito, anche il mercato dei vini sfusi al dettaglio potrà trarne giovamento offrendo ai clienti un prodotto di qualità sempre maggiore dove i costi aggiuntivi (imballo, trasporto etc) sono ridotti al minimo se non azzerati, l’impatto ambientale è molto basso e la qualità dell’offerta sempre in crescita, riuscendo ad attrarre anche le persone che hanno sempre guardato al vino sfuso come un prodotto di seconda scelta.
“Il cambiamento climatico impone sempre di più un attento monitoraggio da parte dei vignaioli e degli enologi, con particolare attenzione alla custodia e alla sostenibilità ambientale, elementi ormai necessari per un adeguato riconoscimento da parte dei consumatori. A questo si affianca anche il grande entusiasmo con cui ogni anno si affronta questo periodo ai fini della migliore valorizzazione dei futuri vini, ormai primi ambasciatori dei nostri territori.”
immagini in senso orario: alluvione oltrepò immagine rivista.wein.plus
giovani impianti in Valtellina con danni da siccità. immagine sondriotoday
effetto stress idrico immagine terraevita.edagricole.it
fonte informazioni Assoenologi/Ismea/U.I.V.
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