In visita alla Cantina Giachino – Costigliole d’Asti

E ‘una domenica di ottobre da manuale con nebbie, grigiori e tutta la tavolozza dei colori caldi quella che ci vede arrivare in visita alla cantina Giachino a Costigliole d’Asti, in frazione Annunziata. La cantina si trova quasi alla sommità del declivio di una ampia collina: la vista spazia da Costigliole a Castagnole Lanze con un tappeto di vigneti multicolori ai nostri piedi.
Veniamo subito accolti con calore da Franco e dal figlio Oscar.
Dopo i convenevoli, mentre i bambini si perdono a giocare in mezzo alla campagna col nonno Franco e i suoi nipotini, noi ci facciamo spiegare qualcosa di più sulla loro Azienda.
Di proprietà di famiglia, fondata nel 1958, davanti a un bellissimo panorama Oscar ci mostra a braccio le vigne di loro proprietà.
Praticamente l’uva è quella che vedi maturare davanti a te, si vedono i vigneti “da laggiù a là, fino in fondo lì ed un po’ qui dietro fino lassù”! Quella che si dice un azienda a conduzione familiare, dove tutto è sotto diretto controllo, per questo non ho voluto chiedere numeri, ettari e ettolitri… a cosa serve? E’ lì da vedere da dove arriva il vino, quando non ce n’è più, è finito!
Passiamo in cantina, che è sviluppata sotto le abitazioni, poste a corte.
I locali più ammodernati si trovano appena entrati dal portone, con una ordinata batteria di fermentatori termocontrollati e vasche di piccole dimensioni, dai 35 ai 70 hl, dove riposa il vino che ha finito da pochi giorni di fermentare, salvo una vasca di Barbera che come ci fa notare Oscar sta ancora lavorando, infatti si sente il calore tiepido appoggiandoci la mano.
Da qui si passa direttamente alla parte più vecchia della cantina, gli spazi si restringono man mano e si viaggia indietro nel tempo: in un corridoio ci sono ancora le vasche di cemento in uso, ben rinnovate, e qualche tonneaux.
Tra volte di mattoni e attrezzi d’epoca un passaggio ancora più ristretto ci porta alla cantina originaria delle antiche abitazioni: un piccolo caveau dove, insieme a qualche barrique esausta usata per i vini passiti, riposano e lavorano poche centinaia di bottiglie di metodo classico (bianco da Chardonnay e Rosè da Barbera), che come ci spiega Oscar vengono prodotte in piccolo numero proprio per averne buona cura, perchè il tempo tra campagna e cantina è già tutto impegnato.
Continuiamo a chiaccherare, ma non manco di notare come tutto è molto curato, sia nella parte “retrò” che nella parte dove il lavoro è più intenso e quotidiano, ossia tra le vasche e i fermentatori: segno di ben tramandata passione e attenzione che denota le capacità professionali dei Giachino e gli investimenti per migliorare e guardare avanti.
Ora possiamo assaggiare qualche vino. conosciamo già i loro prodotti perchè ne abbiamo a scaffale diversi: vini dall’identità ben definita, di cui apprezzo le ampie sfumature floreali, sempre pulite e fini. Approfittiamo quindi per provare qualche bottiglia che ancora non trattiamo.
(Nel frattempo ci raggiungono la sorella Veronica e il fratello Loris, che si aggiungono piacevolmente alla compagnia.)
Iniziamo con il metodo classico 100% Chardonnay, minimo 24 mesi di rifermentazione sui lieviti: il bel colore dorato è interessante, il vino ha una bella polpa, carico e succoso, molto profumato di frutta gialla e crema, veramente piacevole. È un metodo classico brut da 7 grammi litro di residuo, ma non austero anzi conviviale, da bere in compagnia senza troppi sofismi.
Poi passo a provare lo Chardonnay ‘800 maturato in botte, vendemmia 2015.
Un bianco dal colore giallo vivido mediamente intenso e naso mieloso, floreale ed elegante. Armonico e rotondo ma ancora ben vivo e come ci fa notare Veronica, pronto giusto ora per essere stappato ma che potrebbe evolvere ancora almeno 5 anni tranquillamente.
Poi sono curioso di assaggiare l’Albarossa ‘800 Riserva, che mi manca, e non mi sbaglio: che bontà, che succo questo vino con note di confettura rossa e cioccolato e spezie! Ricco, avvolgente e caldo ma nonostante tutto scorrevole che non finiresti mai di berlo!
Viriamo successivamente su altre note, più leggere… non riusciamo a dire di no ad un Moscato passito e ad un Moscato brioso. La zona Astigiana è vocata per eccellenza a quest’uva e anche questi vini freschi e della domenica sono impeccabili: è come avere un cestino di frutta d’estate nel bicchiere.
Finiamo con una immancabile prova di botte, una Barbera che Oscar dice la sua preferita e che nonostante la bella acidità e il nervo crudo ha già la caratteristica per cui i vini della famiglia Giachino mi piacciono molto, cioè che mantengono una peculiarità lieve, floreale, molto fine ed affascinante in armonia con tutte le altre note. Una marchio di fabbrica che non delude mai.
L’ospitalità è veramente squisita ed è un peccato andarsene ma sono quasi le due e dobbiamo ancora pranzare, poi è sempre domenica e tutta la famiglia, specialmente dopo il periodo della vendemmia, ha diritto alla loro quiete.
Portiamo con noi il ricordo di un bellissimo tempo passato insieme e qualche novità, che va ad aggiungersi ai vini della famiglia Giachino già in scaffale alla Botte Piccola, che ora sono:

Piemonte Chardonnay doc
Piemonte Chardonnay doc ‘800 (botte)
Barbera d’Asti doc
Monferrato Rosso Ru (Ruchè)
Albarossa Piemonte doc
Albarossa Piemonte ‘800 Riserva
Metodo Classico Chardonnay
Vino da uve appassite bianco (Moscato)
Vino da uve appassite rosso (Albarossa)

Più dei vini sfusi limitati a rotazione, dei quali ora abbiamo l’Albarossa.

Per concludere la bella giornata, abbiamo fatto dopo pranzo una passeggiata tra le vigne dell’Art Park La Court, itinerario artistico voluto e sostenuto dalle Cantine Michele Chiarlo che dista pochi chilometri, e che consigliamo di visitare (vedi foto sotto).

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